In un clima sempre più incerto per il comparto automobilistico europeo, Massimo Artusi, presidente di Federauto, ha lanciato un appello contro il recente "Industrial Action Plan for the European Automotive Sector". Durante una conferenza-stampa ha messo in luce le criticità del piano, focalizzato esclusivamente sul sostegno all'elettrica rischi di intensificare la crisi che già colpisce il settore.
"La Commissione europea continua ad essere prigioniera di un approccio dogmatico, quello di chi dispensa teorie, compromettendo inesorabilmente la vitalità di un settore fondamentale dell’economia reale europea" ha commentato sottolineando poi come il piano privilegi una tecnologia poco attraente per il mercato, la quota, secondo i dati riportati dalla federazione, si aggira intorno al 15%. L'estensione per le scadenze per il raggiungimento dei target di emissioni di CO2 rappresenta solo un sollievo temporaneo, ma che in realtà non risolve la situazione. In questo contesto è stato sottolineato come il supporto finanziario alla filiera delle batterie in Europa sia insufficiente a compensare le debolezze del mercato, viene quindi ignorata l'importanza e la necessità di una vera neutralità tecnologica.
Il presidente ha spiegato che: “non serve di certo posticipare le scadenze, sperando che prima o poi il mercato cambi idea sulla scarsa appetibilità dell’auto elettrica, ma un cambio netto di strategia, mettendo al centro i target di decarbonizzazione, non quelli dell’elettrificazione". È fondamentale promuovere una metodologia che superi il dogma delle emissioni al tubo di scarico e che contestualmente favorisca un modello industriale più inclusivo e basato su una pluralità di tecnologie.
Ha concluso Artusi affermando che: "I concessionari italiani insistono nel riconoscere il 'non paper' del Governo italiano, appoggiato da 15 Paesi membri ed a sua volta ispirato dal piano Draghi, come punto di riferimento strategico per dare un futuro al settore ed auspicano che questo action plan automotive della Commissione sia implementato dall’Europarlamento e dal Consiglio europeo con misure compatibili con le reali dinamiche di mercato (e dell’ambiente), a partire dalla profonda revisione in senso pragmatico e pluri-tecnologico, dei regolamenti sui target CO2, sia per le auto che per i veicoli pesanti".