Il primo mese del nuovo anno ha segnato un inizio negativo per le vendite dei prodotti petroliferi in Italia. Con 3,8 milioni di tonnellate vendute, si registra una diminuzione del 4,3%, rispetto allo stesso periodo nel 2023. Una delle principali cause è stata la contrazione dell'uso di gasolio, in particolare nel settore extra-rete, e alla continua discesa del petrolchimico. Alcuni segmenti hanno visto una crescita, come la benzina (+1,5%, +10.000 tonnellate) e il jet fuel (+1,6%, +5.000 tonnellate), mentre l’impatto del Gpl autotrazione è stato marginale. Tutti questi dati provengono da un'analisi dell'Unem (Unione energie per la mobilità).
In particolare il settore dei carburanti per autotrazione, composto da benzina e gasolio, ha registrato un calo complessivo del 3,6%, scendendo a 2,5 milioni di tonnellate. A fronte di un periodo di picco per i consumi durante le festività natalizie, la mobilità turistica è calata del 5% come indicato dai dati forniti da Anas. L’andamento negativo è stato accentuato da un calo nei prodotti extra-rete (-9,8%) e nel bunker (-14,3%), a conferma di una situazione industriale ancora debole. Un dato particolarmente rilevante riguarda i lubrificanti per l’industria, la cui domanda è scesa dell’11,7%. Nonostante la flessione generale, alcuni prodotti hanno mostrato performance superiori rispetto ai livelli pre-pandemici. La benzina ha registrato un incremento di 93 mila tonnellate, mentre il jet fuel ha segnato un lieve calo. Il gasolio motori ha evidenziato una contrazione significativa rispetto al periodo pre-Covid (-8%).
In generale i consumi petroliferi totali, comprensivi di quelli per la raffinazione, hanno superato i 4,3 milioni di tonnellate, ma si sono comunque contratti del 5,3% rispetto a gennaio 2024. Sul fronte dei prezzi, a gennaio si è registrato un aumento di circa 4 centesimi al litro per benzina e gasolio, dovuto al rialzo delle quotazioni internazionali e a fattori come il contributo maggiore dei biocarburanti e il tasso di cambio euro/dollaro sfavorevole. Tuttavia, i prezzi industriali (al netto delle tasse) rimangono significativamente sotto la media dell’area euro.