Nonostante il bilancio positivo del 2023, che ha visto una crescita del fatturato del 3,1% con un totale di 58,8 miliardi di euro generati dalle 2.135 aziende italiane della componentistica automotive, il settore si avvicina al 2024 con prospettive incerte. A pesare sono un'economia globale instabile, le stringenti normative europee e la concorrenza internazionale, in particolare dei produttori cinesi, che pongono l'industria automobilistica nazionale davanti a scelte cruciali. Lo rivela l’Osservatorio sulla componentistica automotive e sui servizi per la mobilità 2024, presentato dalla Camera di commercio di Torino e Anfia, che sottolinea l'urgenza di una trasformazione strutturale per affrontare sfide di vasta portata.
Nel 2023, il settore ha beneficiato di una domanda globale in crescita, trainata dai mercati emergenti di Cina e India, mentre Europa e Stati Uniti restano sotto i volumi pre-pandemia. In Italia, la domanda è aumentata del 19,1% rispetto al 2022, pur restando sotto i livelli del 2019. Tuttavia, la produzione di veicoli in Italia, stimata per quest'anno a circa 600.000 unità, potrebbe contrarsi del 31% nel 2024, aggravando una tendenza già negativa.
Di fronte alla transizione verso veicoli a emissioni zero, il 34% delle aziende italiane della componentistica si sta adattando alla produzione di soluzioni elettriche e a idrogeno o punta verso mercati fuori dall’Ue. L’imminente scadenza europea del 2035 per lo stop alla vendita di veicoli endotermici ha infatti costretto molte aziende a ristrutturare il modello di business e accelerare il passaggio a nuovi powertrain. Nel contempo, circa il 12% delle aziende pensa di uscire dal settore automotive per diversificarsi in ambiti meno esposti alle sfide della transizione energetica.
Anche l’occupazione è una delle questioni chiave per il settore: per il 2024, circa un terzo delle imprese prevede una riduzione degli addetti, con il Piemonte particolarmente colpito dalla contrazione degli ordini e del volume di produzione. In parallelo, gli investimenti in ricerca e sviluppo mostrano un lieve rallentamento, concentrandosi sempre più sui nuovi sistemi di propulsione e spesso attuati in collaborazione tra imprese per ridurre i costi e accedere a tecnologie innovative.
L'adozione di criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) è diventata centrale per la competitività e la reputazione del settore, con il 78% delle imprese che ha implementato politiche di gestione dei rifiuti. Inoltre, l’83% delle aziende adotta politiche di sicurezza sul lavoro, e quasi il 60% ha introdotto misure per diversità e inclusione, riflettendo una crescente attenzione alla sostenibilità.
L’Osservatorio evidenzia infine la necessità di una politica industriale nazionale forte per sostenere le aziende in questa fase di trasformazione radicale. La situazione europea, economicamente fragile e geopoliticamente complessa, richiede un piano strategico di lungo termine per garantire la competitività del sistema industriale italiano, in particolare per assicurare una transizione energetica stabile e sostenibile.