Il governo italiano ha deciso di ridurre il fondo automotive per il 2025, tagliando 4,6 miliardi di Euro. Questa decisione ha suscitato forte preoccupazione tra le aziende e i sindacati, che temono gravi conseguenze per l’intero settore automobilistico. Il fondo inizialmente stabilito a 8,7 miliardi di euro dal governo Draghi nel 2022, era destinato a sostenere gli incentivi per l'acquisto di veicoli e la transizione energetica.
L’Anfia, l’associazione che rappresenta le aziende dell’automotive, ha espresso forte sconcerto per questo drastico intervento, definendolo un "fulmine a ciel sereno". La riduzione delle risorse colpisce un settore che conta oltre 270.000 addetti diretti e genera un fatturato di circa 100 miliardi di Euro. Gli imprenditori e le organizzazioni sindacali hanno chiesto una convocazione urgente con la presidenza del consiglio per discutere delle ripercussioni di questi tagli, in programma il 4 novembre, e per coinvolgere le segreterie di Fim, Fiom e Uilm, insieme ai vertici di Stellantis e delle aziende della componentistica.
Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha affermato che i pochi fondi rimanenti, circa 1,2 miliardi fino al 2030, saranno destinati a sostenere la filiera, nonostante non ci saranno incentivi per l'acquisto di nuovi veicoli nel 2025. Tuttavia la situazione è aggravata dalla crisi industriale nazionale e dal forte calo della domanda a livello europeo, mettendo in discussione la sopravvivenza di un’eccellenza del Made in Italy. La prospettiva di un ridimensionamento del fondo automotive genera preoccupazione non solo per i posti di lavoro, ma anche per l’innovazione e la competitività del settore in un contesto globale sempre più sfidante.