Volkswagen sta attraversando una crisi storica, che potrebbe portare alla chiusura di almeno tre stabilimenti in Germania e al licenziamento di decine di migliaia di lavoratori. Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica, ha denunciato il piano di ristrutturazione come una “svendita” senza precedenti. Questo rappresenta una svolta epocale per l’azienda, che nei suoi 87 anni di storia non aveva mai chiuso uno stabilimento tedesco. Tra le misure allo studio vi è anche il possibile trasferimento di alcune attività all’estero, un’ipotesi che ha suscitato ulteriore preoccupazione tra i dipendenti e i rappresentanti sindacali.
Alla base della crisi si trovano diversi fattori: i costi elevati di produzione in Germania, superiori del 25-50% rispetto alla media internazionale, la crescente concorrenza dei produttori cinesi, particolarmente competitivi nel settore elettrico, e una domanda di veicoli elettrici in Europa più debole del previsto. Il Ceo Thomas Schäfer ha osservato che il calo delle vendite, unito all’aumento dei costi energetici, ha aggravato la situazione, rendendo necessari interventi drastici.
Per contenere i costi e ripristinare la competitività, Volkswagen prevede di ridurre gli stipendi del personale fino al 10% e congelare i salari minimi per i prossimi due anni. Secondo Gunnar Kilian, membro del consiglio di amministrazione, la situazione finanziaria richiede un piano rigoroso per garantire la sostenibilità degli investimenti futuri, specialmente nella transizione verso la mobilità elettrica. Tra le altre misure in discussione figurano il taglio dei bonus per i dirigenti e la riduzione dei benefit aziendali, con l’obiettivo di risparmiare circa 10 miliardi di Euro entro il 2026.
Questi annunci hanno provocato una reazione decisa da parte di Ig metall, il sindacato dei lavoratori, che ha definito inaccettabili le proposte di Volkswagen. In vista delle prossime negoziazioni, il sindacato ha in programma di chiedere un aumento salariale del 7%, mentre l’azienda continua a insistere sulla necessità di tagli per alleggerire la pressione finanziaria.