L'importazione in Europa di auto elettriche prodotte in Cina dal 4 luglio potrebbe costare molto più cara. È quanto ha deciso nelle scorse ore la Commissione europea, disponendo l'applicazione di nuovi dazi compresi fra il 7,4% ed il 38,1%. Al momento l'import di veicoli cinesi ha ancora una tariffa pari al 10%. La misura adesso dovrà essere confermata dai governi degli Stati membri.
Tuttavia, la decisione divide l'Europa. L'Italia plaude l'aumento delle tariffe, ma frena su una possibile guerra commerciale contro Pechino. Ci sono Paesi membri favorevoli perché ritengono così di proteggere l’industria automobilistica nazionale e convincere i marchi cinesi ad aprire fabbriche nel Vecchio continente. Fra queste Nazioni figurano Francia e Spagna.
Altri Paesi invece sono contrari per il timore di ritorsioni da parte di Pechino: di fronte a nuovi ostacoli al commercio globale i costruttori di auto asiatici stringeranno nuove alleanze per evitare di farsi concorrenza, come annunciato ieri dal Gruppo Gac e da Changan Automobile. Inoltre, essendo cinesi le maggiori aziende globali che trattano terre rare, materie prime e componenti per auto, secondo alcuni analisti Pechino potrebbe "vendicarsi" aumentando i prezzi. Per questo motivo la Germania, l'Ungheria ed altri Paesi dell’Europa centro-orientale si sono dichiarati contrari. Tuttavia, per ribaltare la decisione servirà una maggioranza qualificata al Consiglio Ue, ossia di almeno 15 voti.
Questi nel dettaglio i nuovi dazi: il costruttore cinese più colpito sarà il Gruppo Saic (controlla Mg Motor) con tariffe fino al 38,1%. Seguono le auto di Geely (Volvo, Polestar e Smart) con una gabella del 31%, mentre Byd andrà incontro ad una tariffa del 27,4%. Per la maggior parte degli altri costruttori cinesi, almeno per coloro che hanno collaborato all'indagine antidumping di Bruxelles, il dazio è fissato al 21%.
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