Quando si cerca di fare luce in un caso giudiziario capita che emergano nuove ombre. Un paradosso testimoniato dalle indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia e della Guardia di Finanza sul presunto sistema di potere e corruzione nella gestione del porto di Genova. Questa contraddizione riguarda in particolare l'affidamento della concessione fino al 2051 del Terminal Rinfuse, uno dei principali dello scalo ligure.
Secondo quanto riferisce il quotidiano "La Verità", nella vicenda della proroga trentennale vari personaggi si sono mossi nell'ombra, alle spalle dell’imprenditore della logistica Aldo Spinelli, del Gruppo Msc guidato dalla famiglia Aponte, del presidente di Regione Liguria Giovanni Toti. Dalle intercettazioni pubblicate dal giornale emergerebbe la presenza di un uomo dei Servizi segreti, un ex-dipendente di Psa con i suoi referenti.
Nel dettaglio, Alessandro Marenco, presidente del collegio sindacale di Porto Petroli di Genova, e Giorgio Carozzi, membro del comitato di gestione del porto, avrebbero remato contro la proroga della concessione del terminal Rinfuse. Questo sarebbe potuto finire nelle mani della società terminalista Psa di Singapore. Sulla struttura erano in lizza anche i concorrenti italiani Aponte e Spinelli. Poi l'ha spuntata Aponte. "Che parte recitano in commedia Carozzi e Marenco?", chiede il quotidiano.