La Federazione italiana metalmeccanici (Fim) ha sottolineato che l'apertura del Governo italiano alla possibilità che grandi case automobilistiche cinesi possano venire a produrre in Italia rischia di avere "solo contraccolpi negativi". È il commento al recente annuncio del dialogo fra il marchio asiatico Byd ed il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), guidato da Adolfo Urso.
"Siamo pronti ad esaminare progetti ed ipotesi di nuovi insediamenti produttivi che possano avere un presupposto industriale con impatti occupazionali, che abbiano una prospettiva positiva anche in equilibrio con gli attuali produttori presenti", afferma in una nota il segretario nazionale di Fim, Ferdinando Uliano, secondo cui l'automotive italiano ha già "accumulato in questi anni troppi ritardi rispetto ad altri Paesi in Europa".
"Per noi -conclude- le politiche industriali devono essere attrattive e non distruttive, per essere tali devono aggiungere e non sottrarre volumi ed occupazione sia al produttore finale che alla rete dell'indotto. Saremo determinati e rigorosi sulle risorse che il Governo e le Regioni dovranno mettere a disposizione sul rafforzamento industriale del settore automotive per renderlo competitivo, attrattivo e di sviluppo".
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