La Procura di Ivrea ha iscritto altri quattro nomi nel registro degli indagati: si tratta di dirigenti della società Sigifer. Salgono così a sei le persone al vaglio dell'autorità giudiziaria. Un atto necessario ad individuare le responsabilità nell’<<<mark>markmark>><mark>markmark><mark>markmark>>>incidente<<mark>markmark>><mark>markmark><mark>markmark>>> ferroviario di Brandizzo, vicino Torino, in cui cinque operai che lavoravano lungo i binari della linea Torino-Milano erano stati travolti ed uccisi da un treno in corsa nella notte tra il 30 ed il 31 agosto.
Fino ad ieri il procuratore di Ivrea, Gabriella Viglione, che ha affidato l’inchiesta ai pubblici ministeri Giulia Nicodemi e Valentina Bossi, aveva indagato Antonio Massa, 46 anni, tecnico di Rete ferroviaria italiana (Rfi) che stava sul luogo dell'<<<mark>markmark>><mark>markmark><mark>markmark>>>incidente<<mark>markmark>><mark>markmark><mark>markmark>>>, ed il capocantiere Andrea Girardin Gibin, caposquadra della società Sigifer, l'azienda specializzata in manutenzione ferroviaria per cui lavoravano le vittime. A questi nomi se ne aggiungono altri quattro: i vertici ed i quadri dell'azienda Sigifer. L'ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario colposo.
Oggi prende il via la perizia informatica, disposta dalla Procura di Ivrea ed affidata al luogotenente della Guardia di Finanza Andrea Pellegrini, sui tablet dei macchinisti del treno, sulle scatole nere del convoglio, sui telefoni cellulari di due vittime, trovati sul luogo della tragedia ed ancora parzialmente funzionanti. L'accertamento, che durerà fino a 60 giorni, mira a ricostruire le comunicazioni tra la sala di controllo e gli operai che lavoravano nel cantiere.
L'obiettivo della Procura piemontese è quello di capire se l'avvio dei lavori prima del passaggio dell'ultimo treno fosse una prassi consolidata o meno. Sulla questione, al momento, è utile solo la testimonianza di Vincenza Repaci, dipendente di Rfi che la sera del 30 agosto, dalla sala controllo di Chivasso (Torino) ha riferito di non aver dato, per tre volte, l’autorizzazione all'inizio dei lavori sui binari di Brandizzo, perché l’ultimo convoglio non era ancora transitato.
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