La possibile privatizzazione dei porti resta in cima ai temi più discussi in Italia. Se ne parla perché entro settembre il Governo Meloni deve presentare al Parlamento la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) e procurarsi i soldi per la manovra di bilancio. La questione accende tensioni interne all'esecutivo: favorevole il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, contrario Matteo Salvini, a capo delle Infrastrutture ed ai trasporti (Mit).
"La trasformazione delle autorità di sistema portuale in S.p.A, secondo me, consentirebbe agli scali portuali nazionali di competere meglio su scala internazionale, superando un sistema di regole pubblicistiche che oggi frena ogni sviluppo. I tempi cambiano, e richiedono architetture istituzionali differenti. Le sfide strategiche stanno mutando velocemente, ed occorre attrezzarsi per una profonda trasformazione dei modelli di gestione delle infrastrutture del Paese", scrive il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, su Facebook.
"Credo che nessuno in Italia abbia intenzione di cedere la proprietà dei principali porti al mercato, con il rischio, non remoto, di trovarsi qualche altro Stato sovrano, magari disallineato rispetto alle strategie nazionali, al comando delle infrastrutture marittime del Paese. L’Italia non detiene materie prime, ma ne importa il 90% via mare, le trasforma nella seconda industria manifatturiera d’Europa, e le esporta attraverso i nostri scali. Si comprende bene" che privatizzare un porto alimenterebbe le "derive" del caso.
"Se la cessione della proprietà dei porti sembra dunque una strada non consigliabile dal punto di vista della tutela dell’interesse pubblico, resta però aperta, la necessità di avviare una discussione su come rilanciare gli scali marittimi italiani", conclude Schifani, sottolineando di essere presidente della più grande isola del Mediterraneo.
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