Tensioni sul tema della privatizzazione dei porti tra i due vicepresidenti del Consiglio dei ministri del Governo Meloni. Il capo del dicastero degli Esteri, Antonio Tajani, e quello alle Infrastrutture ed ai trasporti (Mit), Matteo Salvini, hanno due visioni diametralmente opposte sulla questione. Mentre il primo è favorevole ad una partecipazione dei privati, il secondo vuole una riforma nel settore che non contempla il modello proposto dal suo collega dell'esecutivo.
Al Meeting di Rimini il ministro Tajani aveva detto: "Per trovare più fondi per il bilancio dello Stato penso alle privatizzazioni, non dell'acqua ma ad esempio degli scali portuali. Procediamo in una direzione che porti l'Italia a crescere". Il capo della Farnesina immaginava "un'authorità spa, con una quota di garanzia da parte di Cassa depositi e prestiti" e "i privati tra gli azionisti".
Salvini ha respinto lo schema in modo netto: "Privatizzare i porti? No, non è nell'agenda del Governo". Su tale questione infatti la Lega evoca il rischio delle "potenze straniere", poiché in caso di privatizzazioni "cederemmo nodi strategici del Mediterraneo". La delega ministeriale della riforma è in capo al viceministro ai Trasporti, il leghista Edoardo Rixi, che tira dritto insieme a tutto il partito.