"Consideriamo l'intervento richiesto dall'Antitrust al Governo circa le limitazioni all’attività di autoproduzione nelle operazioni portuali di una gravità estrema", commentano così in una nota il segretario generale Claudio Tarlazzi e quello nazionale Marco Odone di Uiltrasporti la segnalazione inviata dall'Antitrust alla presidente del Consiglio ed ai presidenti di Camera e Senato.
"A tratto generale -proseguono- nel nostro Paese regna il caos che non aiuta a sviluppare condizioni economiche e sociali adeguate perché ci troviamo costantemente nella condizione in cui il Parlamento legifera, poi si chiede ai tribunali amministrativi di confermare o meno queste leggi ed a questo si aggiungono le Authority che bypassano le competenze di entrambi invertendo anche con dubbie finalità come in questo caso la segnalazione dell'Antitrust per i porti".
"L'Antitrust dovrebbe tutelare la sana concorrenza nel Paese, mentre invece la vediamo intervenire in un modo che alimenta dubbi rispetto alla genuinità delle considerazioni fatte.
Per quanto riguarda la richiesta di limitare l'autoproduzione -continuano i segretari- oltre ad esserci una norma di legge confermata di recente dal Tar della Liguria in linea con i principi del diritto comunitario, che non prevede che i vettori siano esclusi dall'autoproduzione, ma al contrario siano autorizzati se in possesso di determinati requisiti, gli stessi requisiti previsti per il rilascio delle autorizzazioni alle imprese di imbarco e sbarco delle merci di cui all'articolo 16. Si tratta di una norma che fa chiarezza, tutela il lavoro nei porti ed i lavoratori marittimi, che rischierebbero di essere iper-sfruttati nelle fasi di operazioni a terra dopo quelle di navigazione. Giova ricordare - aggiungono Tarlazzi e Odone- che se si toglie lavoro ai lavoratori dei porti si ha inoltre un ricarico sulla fiscalità generale perché a quei lavoratori deve essere corrisposta l'indennità di mancato avviamento.
L'Antitrust inoltre chiede un intervento per rendere possibile la fungibilità dei lavoratori da un'impresa all'altra in presenza di più concessioni nello stesso porto e per la stessa merciologia.
La legge 84/94 -concludono- aveva vietato che un concessionario potesse avere più concessioni per la medesima merciologia, e questo rispondeva alla logica di far rimanere il mercato portuale aperto ma regolato e non discriminatorio, per evitare situazioni di monopoli o oligopoli. La norma che deroga da questo principio è quindi già in controtendenza, ma soprattutto, se il Governo dovesse recepire quanto l'Antitrust chiede, determinerebbe un problema occupazionale e di salute e sicurezza in ambito portuale.
Chiediamo pertanto che tali richieste non vengano recepite per non snaturare e precludere uno sviluppo economico e sociale del sistema portuale italiano".