L'ex-amministratore delegato della casa automobilistica Audi, Rupert Stadler, è stato condannato ad una pena detentiva di un anno e nove mesi (sospesa), in quanto ritenuto colpevole di frode sul caso Dieselgate. Rischia una multa di 1,1 milioni di Euro. Ovvero lo scandalo della falsificazione dei tassi di emissioni nocive da parte delle automobili munite di motori diesel del Gruppo Volkswagen, vendute negli Stati Uniti d'America ed in Europa.
Stadler è il primo manager del Gruppo Volkswagen ad assumersi la responsabilità penale nello scandalo globale dei motori diesel. Secondo l'accusa, il manager, era venuto a conoscenza della questione dei software al più tardi nel luglio 2016 ed aveva lasciato che continuassero le vendite delle auto fino all'inizio del 2018. La condanna nei suoi confronti è arrivata dal tribunale di Monaco.
Lo scandalo è iniziato nel settembre 2015, quando l'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente aveva notificato alla multinazionale tedesca del Gruppo Volkswagen un avviso di violazione del "Clean Air Act", la legislazione sulla qualità dell'aria. L'agenzia trovò che Volkswagen avesse intenzionalmente progettato i propri motori diesel Turbocharged Direct Injection (Tdi) affinché attivassero i sistemi di controllo delle emissioni solamente durante i test di controllo, per fare si che i tassi di ossidi di azoto (NOx) dei veicoli rientrassero entro i limiti prescritti.
Nel processo c'erano altri due coimputati: l'ex-capo dello sviluppo dei motori, Wolfgang Hatz (ha confessato di aver manipolato i motori), ed un ex-ingegnere identificato solo come "P", che hanno ricevuto la sospensione della pena per frode. Tutti e tre gli imputati si erano dichiarati colpevoli. Al momento le sentenze non sono ancora giuridicamente vincolanti, ma si tratta delle prime condanne penali in Germania nello scandalo scoppiato nel 2015.