Non solo shortage di professioni digitali. Anche il mondo della logistica è in cerca di professionisti che fa fatica a trovare. Dopo il problema degli autisti, per cui nel 2022 la domanda è aumentata del 40%, il nuovo allarme riguarda i macchinisti: secondo Confetra, la confederazione dei trasporti e della logistica, nei prossimi tre anni ci sarà bisogno di tremila professionisti in questo settore.
Tremila macchinisti nel prossimo triennio. Il settore dei trasporti e della logistica si trova a far fronte ad una carenza senza precedenti di forza-lavoro: le ultime stime, elaborate da Confetra, indicano che il settore del trasporto ferroviario di merci sarà alla ricerca di almeno tremila macchinisti già nel prossimo triennio, un numero pari al 20% dell’attuale forza-lavoro.
Le cause dello shortage. Oggi il numero di dipendenti con età superiore a 50 anni nel settore è nettamente superiore alla media nazionale: un’elevata presenza di personale prossimo alla pensione richiederà nei prossimi anni un consistente ricambio generazionale e quindi una rapida crescita della domanda di nuovo personale da parte delle imprese ferroviarie, soprattutto per quanto riguarda i macchinisti, ma anche capitreno, preparatori del treno e manutentori. Oltre a questa, tra le cause della carenza ci sono difficoltà di accesso alla professione e condizioni di lavoro considerate poco attrattive.
Gli ostacoli. Uno degli ostacoli principali nel reintegro della forza-lavoro necessaria è legato alle difficoltà di soddisfare le richieste formative. Queste figure professionali devono infatti essere in possesso di un certificato abilitativo, una patente che può essere rilasciata dalle Imprese ferroviarie o da un Centro di formazione riconosciuto dall’Ansfisa (Agenzia per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali ed autostradali). Ma tempi e costi rappresentano un problema per molti: un macchinista, per esempio, per essere formato e diventare operativo deve fare un percorso che va dai sei ai nove mesi.
Mancano anche gli autisti. Una carenza che si aggiunge a quella degli autisti, nota ormai dallo scorso anno: nel 2022, infatti, si sono stimati 560 mila posti vacanti, con una domanda in crescita del 40% nei primi 9 mesi dell’anno. In Italia, in particolare, si calcola che manchino attualmente circa 17 mila autisti. Uno studio dell’Iru (International Road Transport Union) avverte quindi che anche la domanda di autisti in Europa è destinata ad aumentare ancora, complici il prossimo pensionamento del 30% degli autisti oggi in servizio e la mancanza di un adeguato tasso di sostituzione, fino a raggiungere entro il 2026 circa 900 mila posti vacanti.
Le ragioni. Anche in questo caso, sono diverse le ragioni per cui quello dell’autista fatica a essere considerato un lavoro attrattivo, nonostante le retribuzioni particolarmente alte, soprattutto per persone giovani e donne: le specifiche condizioni di lavoro, legate a fattori come le assenze prolungate dalla propria residenza - soprattutto quando si parla di trasporti internazionali - o come la mancanza di aree di sosta sicure e dotate di servizi, ma anche le difficoltà di accesso alla professione, soprattutto per i costi elevati necessari ad ottenere la patente C e la Carta di qualificazione del conducente (in particolare, per la seconda, il costo può raggiungere anche i 3/4mila euro). Per incoraggiare l’ingresso di nuove leve, l’ex-Governo Draghi aveva previsto l’introduzione di un contributo destinato ai giovani tra i 18 ed i 35 anni, pari all’80% della spesa e fino a un massimo di 2500 Euro, con uno stanziamento di 25,3 milioni di Euro dal 2022 al 2026. Tuttavia, i fondi del 2022 e del 2023 si sono esauriti già nel giro di poche ore.