Al via ieri a Roma la prima edizione del convegno "Osservatorio sulla Portualità", che si è tenuto presso il centro congressi Fontana di Trevi. Tra i temi di cui si è discusso c'è la riforma portuale, voluta dall'Unione europea. A tale proposito a dicembre ci sarà il primo incontro al tavolo con le Autorità di sistema portuale del Paese, per cominciare a lavorare sul cambiamento della governance dei porti italiani.
La riforma portuale "è un tema a livello europeo, ma credo fondamentale non far subire agli italiani le decisioni prese da altri. Vogliamo essere protagonisti o giocare di rimessa?". "Non sono innamorato delle SpA pubbliche, ma se mi dessero uno strumento che permettesse alle Autorità portuali di giocarsela alla pari con gli interessi privati e non soccombere, sarei assolutamente contento", ha spiegato il viceministro alle Infrastrutture e trasporti, Edoardo Rixi, che ha la delega sulla gestione dei porti.
"Dobbiamo darci le regole -ha aggiunto- altrimenti il rischio vero è quello che i soldi ce li mette il pubblico, come nel caso della diga di Genova, mentre il guadagno lo fa il privato. Bisogna darsi delle regole ben precise, questo deve essere chiaro. Ribadisco che il ruolo dello Stato deve essere strategico in questa operazione e deve essere garantita la terzietà dei servizi tecnico-nautici".
Dall'analisi del programma del Governo per i porti italiani emergono tre priorità: gli scali devono rimanere pubblici; occorre tutelare i servizi tecnico-nautici; ci sia libera concorrenza. Intanto, traspare una certa preoccupazione per i rapporti di forza imposti da armatori ed operatori marittimi, che hanno allargato le proprie attività e la loro influenza al settore della logistica, ottenendo utili miliardari negli ultimi due anni.