Ammonterebbe a circa un milione di Euro l'impatto che ha avuto l'ultima chiusura delle dighe mobili del Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico) di Venezia, che ha costretto circa 40 navi a restare per ore bloccate in rada fuori dal porto, oppure ormeggiate nello scalo di Marghera, in attesa che si aprisse il muro giallo per poter passare. Perciò gli operatori chiedono che siano ultimati i lavori alle conche, gli interventi di innalzamento, il porto d’altura.
"Abbiamo stimato che siano stati persi più di 40 giorni/navi tra mancati ingressi ed uscite, come pure si sono verificati ritardi nelle operazioni commerciali per l’impossibilità di avere le squadre di lavoro portuale, data la bassissima possibilità di programmazione", afferma la Venice Port Community (Vpc), il soggetto che raggruppa tutti gli operatori aeroportuali.
"Lo stesso vale per i pescherecci che hanno dovuto rinunciare a due giornate di pesca, senza calcolare il rischio corso per gli equipaggi che si fossero trovati in situazioni di emergenza. La Capitaneria che ha permesso di ridurre al minimo i danni economici, ma dobbiamo rinnovare il nostro disappunto per il ritardo e la sostanziale inadeguatezza della conca di Malamocco, fondamentale per poter garantire una minima continuità in termini di accessibilità nautica", concludono.
Ogni nave ferma per 24 ore -siano esse bulk carrier, petroliere, porta container- genera un costo stimato di 30.000 Euro circa per ogni mezzo marittimo, senza considerare i terminal e le aziende dell’indotto. Si arriva così ad un milione di Euro di danno. Il disagio è legato in particolare al sottodimensionamento della conca del porto.