La riforma della governance portuale ha bisogno di adeguamenti normativi, non cambiamenti radicali. Lo sostiene la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica (Confetra), che rilancia una proposta da portare sul tavolo del Governo: puntare su intermodalità, concessioni e canoni demaniali, autonomia differenziata, concorrenza, dragaggi, semplificazione e digitalizzazione delle infrastrutture, sostenibilità.
"Porti e logistica sono fattori di sviluppo fondamentali per la crescita del Paese ma lo scenario diventa sempre più articolato ed il settore deve affrontare sfide ogni giorno più complesse. Per questo, sono necessari interventi mirati che possano migliorare e rafforzare gli assetti esistenti, mantenendo la stabilità e la continuità delle attività marittimo-portuali", ha spiegato Carlo De Ruvo, presidente di Confetra.
È "necessario -ha aggiunto- rafforzare la governance a livello centrale del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, a cui devono essere attribuiti maggiori poteri di indirizzo per l’attuazione delle questioni strategiche e di vigilanza per il controllo e il coordinamento dell’efficacia ed efficienza del sistema portuale". "È necessario un rafforzamento del ruolo centrale di coordinamento tra le autorità portuali, che garantisca un coinvolgimento uniforme su tutto il territorio".
Infine, conclude De Ruvo: "L’attuale regolazione economica del settore marittimo portuale non è in grado di prevenire potenziali comportamenti anticoncorrenziali. Le uniche tutele esistenti si concentrano nel ruolo affidato all’Agcm. È necessario definire linee ed indirizzi preventivi di regolazione, per evitare il formarsi di comportamenti distorsivi della concorrenza".