La società Uber, azienda specializzata nella fornitura di un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un'applicazione per smartphone che mette in collegamento passeggeri ed autisti, ha concordato il pagamento di 163 milioni di Euro di risarcimento ad oltre 8000 tassisti e conducenti di vetture a noleggio. È l'esito di un'azione giudiziaria collettiva avviata nel 2019 in Australia.
L'accordo è stato preceduto da una battaglia legale di cinque anni, in cui Uber "ha lottato con le unghie e coi denti in ogni punto. Quello che i nostri ricorrenti chiedevano non era un'altra serie di scuse ma un risultato concreto, ed oggi lo abbiamo ottenuto", ha spiegato il direttore dello studio legale, Maurice Blackburn, intervistato dall'emittente televisiva nazionale australiana "Abc".
I giudici hanno stabilito che Uber, fin da quando ha avviato il servizio in Australia nel 2012, ha operato illegalmente poiché i suoi autisti non avevano i permessi richiesti dalle leggi australiane, e ha in seguito fatto pressione sui governi, ottenendo di legalizzare le sue operazioni nel 2022. L'ammontare del risarcimento è il quinto più alto mai comminato ad un'azienda nella storia australiana, una delle cause di maggior successo al mondo contro Uber.