Daihatsu ha intrapreso un significativo passo avanti nella ripresa delle sue operazioni produttive, segnando la fine di un periodo di oltre sei settimane di fermo. Tale sospensione fu una diretta conseguenza delle rivelazioni relative a manipolazioni nei test di sicurezza, situazione che aveva costretto la compagnia ad interrompere ogni attività produttiva nelle sue strutture giapponesi. In qualità di sussidiaria di Toyota e specializzata nella produzione di autoveicoli di dimensioni contenute, Daihatsu ha ottenuto il consenso dal ministero dei trasporti del Giappone per avviare la produzione di due modelli specifici presso il suo stabilimento situato nella prefettura di Kyoto. Il via è stato dato al Probox, un furgone destinato al brand Toyota, e al Familia Van, appartenente alla gamma Mazda, con ulteriori 10 modelli che vedranno la ripresa della produzione il 26 febbraio, dopo aver ricevuto l'approvazione regolatoria che attesta la conformità alle norme di sicurezza la settimana precedente. Daihatsu, infatti, aveva precedentemente confessato di aver alterato i risultati dei test di sicurezza sui suoi veicoli sin dal 1989, un'ammissione che aveva portato a bloccare immediatamente tutte le esportazioni e la produzione a livello nazionale.
Parallelamente, la casa automobilistica ha iniziato nuovamente le spedizioni verso Malesia ed Indonesia, avendo ricevuto il benestare dalle competenti autorità in questi due importanti mercati del sud-est asiatico. Questi sviluppi rappresentano un momento cruciale nel tentativo di Daihatsu di ricostruire la fiducia con il proprio pubblico e correggere le passate violazioni, assicurando il rispetto dei più rigorosi standard di sicurezza nei suoi processi produttivi.
Ripartenza produttiva di Daihatsu: le novità post-crisi
Mossa verso normalizzazione dopo fermo produttivo
Tokyo, Giappone
Mobilita.news
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