Dopo quella del 1994 è necessaria una nuova riforma portuale che ponga le diverse modalità di trasporto in dialogano tra loro: porti, aeroporti, autostrade e treni. Per fare tutto ciò occorrono pianificazione ed infrastrutture, un'authority centralizzata ed una maggiore autonomia. È quanto emerso durante la quinta edizione del convegno "Noi, il Mediterraneo", promosso dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale.
"Vedo la necessità un nuovo soggetto centrale forte. Non dell'ennesimo carrozzone, ma di una società con uno scopo ben preciso, che disegni un piano industriale del sistema intermodale nazionale". "Le singole Autorità rimangono soggetti pubblici economici. Ma l'importante è che ci sia un soggetto centrale unico, che governi i processi e che indirizzi gli investimenti, rispondendo ad un suo consiglio di amministrazione e non alla burocrazia dei ministeri", ha dichiarato Pasqualino Monti, presidente dell'Autorità portuale, intervistato a margine del convegno.
"Non sono affezionato al pubblico-privato. Uno schema -ha aggiunto- potrebbe essere quello di Enav, la Società nazionale per l'assistenza al volo, di cui sono amministratore delegato, calato, però, nelle peculiarità del sistema portuale. Un'azienda unica, a pieno controllo pubblico, che valorizzi il demanio marittimo".
Invece, "Il risultato di ciò che è stato realizzato per i porti in questi anni è un grande minestrone, senza nessuna strategia comune, in un Paese nel quale ci sono 8500 chilometri di coste e 56 scali portuali d'interesse nazionale". Perciò "è arrivato il momento di rimettere al centro la pianificazione del Paese", ha concluso Monti.
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