A breve la società Autostrade per l'Italia (Aspi), concessionario di alcune arterie di grande comunicazione che si occupa della relativa manutenzione, cambierà assetto. Si tratta di una complicata manovra che può rimettere in sella il Gruppo Mundys (ex-Atlantia) che, attraverso un gioco di scatole cinesi, darebbe di nuovo alla famiglia Benetton le redini di questa importante realtà del settore trasporti.
Oggi l'azionariato di Aspi è così composto: la maggioranza è detenuta da Holding Reti autostradali (88,06%), mentre la parte restante è divisa da Appia Investments (6,94%) e dalla cinese Silk Road Fund (5%). Hra è controllata da Cassa depositi e prestiti (51%), Blackstone (24,5%) e dal fondo australiano Macquarie (24,5%). Adesso Jp Morgan Italia e Blackstone vorrebbero far fare uscire Macquarie, per via di sue richieste in contrasto con le politiche governative italiane, conferendo quella quota al Gruppo Gavio-Astm, partecipata dal fondo Ardian al 49%.
Considerato che Blackstone detiene il 37% di Mundys, oggi partecipata dalla Edizione Holding di Alessandro Benetton, il riassetto di Aspi potrebbe far tornare in sella la famiglia omonima, che oggi non appare in alcun modo un'azionista, di Autostrade per l'Italia. Adesso però, il conferimento della quota di Macquarie al gruppo Gavio-Astm, costretto a cedere alcuni asset per fare cassa, scaricherebbe i debiti in Aspi, consentendo al fondo Ardian di uscire da Gavio. Il rischio, o la speranza per altri, è che tutto cambi perché tutto resti uguale.