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E l'Autorità portuale di Trieste ora pensa al progetto "Orto Franco"

Dal Pnrr € 60 mln per un programma comprensivo di agricoltura verticale e idroponia nella Valle delle Noghere

Avviata la totale bonifica in un'area di 360mila mq di proprietà dell'Autorità portuale

Agricoltura verticale, idroponia e tante altre innovazioni saranno al centro del grande progetto dell'Autorità Portuale di Trieste (per la precisione, Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale Porti di Trieste e Monfalcone), presso la Valle delle Noghere. L'obiettivo è ambizioso: trasformare 360mila metri quadri di terreno in un "Orto Franco", ovvero un porto franco per l'agricoltura innovativa, ideato dall'architetto Carlo Ratti. "Abbiamo incontrato imprenditori che fanno agricoltura innovativa, fanno trasformazione produttiva attraverso le piante quindi se l'agricoltura è diventata omogenea all'industria si può anche pensarla di metterla in zona franca", spiega il presidente dell'Autorità Portuale triestina Zeno D'Agostino.

Il progetto, inutile dirlo, sarà all'insegna della più rigorosa sostenibilità. Le vecchie cisterne presenti nell'area saranno alimentate ad acqua (con un probabile risparmio idrico fino al 98%) e con energia solare. L'intero complesso sarà comprensivo di un parco, con piste ciclabili e, per l'appunto, un'area dedicata agli orti urbani. "Oggi siamo un sistema portuale, non solo un porto, facciamo logistica, attività industriale, tante altre cose. Con questo progetto diventiamo anche un soggetto immobiliare nel territorio, tutto fa parte della visione di un porto moderno", aggiunge D'Agostino.

I lavori avviati nella Valle delle Noghere implicano l'avvio degli insediamenti nell'arco di circa un anno e mezzo nelle aree già bonificate. Nelle aree inquinate i tempi saranno più lunghi. I terreni sorgono tra Muggia e Aqulinia e sono di proprietà dell'Autorità Portuale. Il progetto dell'Orto Franco è finanziato con 60 milioni di euro attinti dal Pnrr e dovrebbe andare a pieno regime entro il 2026.

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