“Si è tenuto ieri a Greccio il Consiglio generale Fit-Cisl, nell’ambito del quale è stato presentato lo studio 'Ma come fanno i marittimi', realizzato a cura dei Dipartimenti di Psicologia (area lavoro) delle Università di Torino e 'La Sapienza' di Roma, in collaborazione con Fit-Cisl, finalizzato ad esplorare i rischi psicosociali e la qualità della vita a bordo della gente di mare” è quanto dichiara la Federazione dei trasporti della Cisl in una nota.
Il progetto di ricerca elaborato dagli psicologi del lavoro, Francesco Buscema (Università di Torino) e Clarissa Cricenti (Università "La Sapienza" di Roma), evidenzia dati positivi in quanto i lavoratori marittimi mostrano alti livelli di resilienza, autoefficacia ed autonomia emotiva, quindi in grado di affrontare e superare efficacemente situazioni altamente stressanti.
La ricerca, allo stesso tempo, ha portato alla luce diverse criticità associate principalmente a: rischi fisici legati alla movimentazione carichi; burnout, sindrome collegata allo stress lavorativo; fatica; qualità del sonno. Una delle problematiche principali riguarda la quantità di ore lavorate e la composizione minima degli equipaggi, che determina maggior carico di lavoro e meno possibilità di riposi, variabili che favoriscono le condizioni di malessere tra i marittimi con il rischio di sviluppare patologie vere e proprie.
Il fattore relativo alle ore lavorate incide direttamente sulla facoltà di ripristino delle proprie energie in modo adeguato (recovery) a causa dello sforzo mentale richiesto durante l’attività lavorativa. Mentre influisce in misura minore lo sforzo fisico anche se il lavoro marittimo è sicuramente molto usurante da questo punto di vista.
Un altro aspetto prioritario per la sicurezza della nave e la salute dell’equipaggio a bordo è quello relativo ai comportamenti atipici e al burnout. In generale, la popolazione marittima mostrerebbe la presenza di sintomi di burnout sulla media, indicando l’assenza della patologia nella sua interezza ma allo stesso tempo la forte possibilità di insorgenza della sindrome da stress lavoro-correlato.
“L’obiettivo di questo studio è sensibilizzare i datori di lavoro e gli stakeholder ed invitarli a riflettere concordando con il sindacato interventi che non tengano conto soltanto del profilo economico di un marittimo ma anche di quello psicologico e del suo benessere” riferisce Vincenzo Pagnotta, coordinatore nazionale marittimi Fit-Cisl e referente del progetto per Fit-Cisl.
“Per il sindacato la tutela della salute e della sicurezza passa anche attraverso l’attenzione al rischio psico-sociale ed al benessere in azienda, nuovi elementi che dovranno implementare le norme di impiego definite all’interno dei contratti di lavoro” afferma Salvatore Pellecchia, segretario generale Fit- Cisl. “Pensiamo, ad esempio, al sistema di Peer Support, supporto tra pari, per affrontare un disagio psicologico dovuto a condizioni di forte stress sul lavoro, che è già previsto nel trasporto aereo e da alcune aziende di navigazione anche italiane, ma deve diventare una prescrizione da estendere in maniera generalizzata a tutto il cluster marittimo e ai settori che presentano il forte rischio di esposizione prolungata a situazioni di stress” conclude Pellecchia.