Salvare la laguna senza far fuggire le aziende. È questo il monito di Federagenti (Federazione nazionale degli agenti e rappresentanti di commercio) e Confindustria Veneto Est rivolto all'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale, presieduta da Fulvio Lino Di Blasio, durante la presentazione, ieri, dei risultati di uno studio che identifica soluzioni per ridurre l'impatto ambientale nel canale Malamocco-Marghera, il cosiddetto "Canale dei Petroli".
"Se il porto non funziona le aziende se ne vanno. Basta dire sempre no. In questi anni abbiamo fatto morire porto Marghera con la logica dei grandi princìpi e con i 'no' detti a qualsiasi progetto. Questo intervento è fondamentale non solo per l'industria veneziana, ma per tutto il Veneto", è la denuncia di Vincenzo Marinese, vicepresidente vicario di Confindustria Veneto Est.
Gli ha fatto eco Alessandro Santi di Federagenti, rappresentante degli armatori e strenuo difensore del progetto di industrializzazione dell'area: "Salvare il porto vuol dire anche salvare la città. Mi dispiace per chi pensa che basti portare gli universitari per ripopolare Venezia, ma serve offrire lavoro. Qui non stiamo parlando di nuovi scavi ma di manutenzioni per portare i canali alle profondità che erano previste dal piano regolatore portuale".