La Polizia di Stato ha arrestato tre persone, tutte residenti in provincia di Verona, destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Genova che ha valutato gli indizi emersi fino a questa fase del giudizio, con le accuse di concorso in importazione di stupefacenti, aggravata dall’ingente quantità.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura genovese hanno avuto inizio circa un anno fa, con il sequestro dello stupefacente al porto di Genova, individuato sulla scorta di generiche acquisizioni investigative, grazie all’utilizzo dello scanner dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in dotazione ai funzionari dell’Ufficio delle dogane di Genova 1. La droga presente in un container proveniente dal Marocco, era occultata in quattro balle, le cosiddette “big ball”, contenenti lana grezza mista a sterco; destinataria della merce era una ditta con sede nel veronese. Tale forma di occultamento è stata probabilmente utilizzata per ingannare il fiuto dei cani antidroga.
Ne è seguita una lunga ispezione del container, alla quale ha partecipato anche personale della Squadra Cinofili dell’Upg e Sp e del Gabinetto regionale di Polizia scientifica.
Nonostante le esigue informazioni infatti, gli investigatori, grazie al fondamentale contributo degli uomini dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sono riusciti ad isolare alcuni container sospetti tra le migliaia che giornalmente transitano nel porto cittadino, incrociando un’enorme mole di dati relativi al traffico merci (mittenti, destinatari, rotte ed altro), consentendo così di restringere la ricerca ad un numero ridotto di contenitori.
Nelle fasi immediatamente successive, la Direzione distrettuale antimafia della Procura genovese ha coordinato le investigazioni della Squadra mobile finalizzate a ricostruire le vicende relative all’importazione dello stupefacente.
Secondo l’ipotesi di accusa, Paci Alessandro, trentenne è considerato il mandante dell’importazione dello stupefacente; per suo conto, El Maaroufi Imad, cittadino italiano di origine marocchina, si sarebbe attivato per organizzare la spedizione grazie anche ad una rete di collegamento attiva nel Paese di origine; i due si sarebbero avvalsi della collaborazione di un terzo soggetto Dondi Isidoro, imprenditore settantenne che avrebbe messo a disposizione dei complici la logistica di una delle società a lui riconducibili, figurando quale importatore della lana.
Sulla scorta del quadro indiziario così raccolto e fermo restando il generale principio di non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Procura della Repubblica-Direzione distrettuale antimafia, ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere per tre indagati.
Due arresti sono stati eseguiti a Verona con la collaborazione degli agenti della Squadra mobile scaligera mentre il terzo soggetto è stato rintracciato a Livorno, in procinto di partire per la Sardegna, e fermato, pochi istanti prima dell’imbarco, dai poliziotti della frontiera marittima del capoluogo toscano.