Sembrava la volta buona per la realizzazione del ponte di Messina, ma anche questa volta sembra un sogno destinato a sfumare al momento del risveglio. Questa volta tutto è partito dal presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Giuseppe Busia, che la scorsa settimana è stato audito alle Camere sul decreto con cui il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit), ha ripristinato il progetto.
Busia ha sottolineato che nel provvedimento del capo del Mit, Matteo Salvini, è presente un enorme regalo al costruttore Webuild, che nel 2005 aveva vinto la gara con il consorzio Eurolink, per la realizzazione dell'infrastruttura: la società costruirà l'opera e, qualora questa non venga realizzata, l'esecutivo sarà costretto comunque a pagare una mega penale.
Insomma, il decreto del Mit affida la definizione di tempi e costi dell'opera al privato ed i rischi ricadono tuti sullo Stato. Il problema però è a monte. Siccome il Governo ha deciso per legge che il progetto sarà quello, evitando una nuova gara d'appalto, Roma ha consegnato un'arma nelle mani di Webuild e che l'amministratore delegato Pietro Salini potrà far valere nel processo che lo vede contrapposto allo Stato, a cui ha chiesto 700 milioni di Euro per lo stop imposto dall'allora Governo Monti nel 2013.