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Cosa prevede la riforma del Tpl

Nuovi criteri per ripartire tra Regioni ed Enti investimenti statali su trasporto pubblico

Gli stanziamenti del fondo nazionale per il Trasporto pubblico locale (Tpl) e ferroviario destinati alle Regioni ammontano a poco meno di 5 miliardi di Euro per il 2022, a 5,1 miliardi per il 2023 e 5,2 miliardi per il 2024. Questa ripartizione nel triennio, inserita nel bilancio dello Stato dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) è tuttora fissata, in attesa che la riforma venga definitivamente approvata ed applicata

Si tratta delle riforma Tpl (Decreto Legge 50/2017), bloccata nel 2020 dall’emergenza Covid-19, con cui il legislatore ha modificato i criteri di finanziamento del fondo: che si basano su due pilastri: penalizzazioni a Regioni ed Enti locali che non effettuano le gare o che non garantiscono trasparenza (fino al -15%); incentivi per raggiungere gli obiettivi (efficienza del servizio). 

Più nel dettaglio i nuovi criteri per la ripartizione del denaro prevedono una quota pari al 10% dell’importo sarà assegnato in base alle entrate complessive dal servizio di trasporto; un altro 10% assegnato in base ai costi standard; l'80% del fondo in base alla garanzia di Livelli essenziali di trasporto (Lea) definiti dai ministeri competenti (Mit e Mef, ministero Economia e finanze).

La riforma del settore deve prendere le mosse da un nuovo approccio alla gestione dei servizi in linea con le indicazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che prevede di: rafforzare la concorrenza; limitare gli affidamenti diretti; creare bacini di servizio trasporti locale e regionale di almeno 350.000 abitanti; separare funzioni di regolamentazione, controllo, gestione del servizio pubblico; giustificare partecipazione pubblica nelle società; adeguate compensazioni dei contratti di servizio; limitare durata media dei contratti, integrare diverse forme di trasporto.

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