Tempi stretti per le decisioni politiche sulle nomine dei manager che andranno a guidare le grandi aziende a partecipazione pubblica: dalle società energetiche Eni, Enel e Terna a Banca Monte dei Paschi di Siena. Tra queste c'è anche la guida della società Rete ferroviaria italiana (Rfi), azienda che si occupa delle infrastrutture per il Gruppo Ferrovie dello Stato italiane. Il delicato risiko è nella sua fase finale.
Se ne è parlato anche ieri sera al tavolo del consiglio dei ministri, dove la partita è aperta e si gioca intorno ad una serie di veti incrociati tra i principali partiti che compongono la coalizione e la maggioranza di Governo: Fratelli d'Italia (FdI), Lega e Forza Italia (FI). In ballo ci sono le redini di una società che gestirà le risorse per le infrastrutture affidate al Gruppo Fs dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): si tratta di 24 miliardi di Euro.
Questo il braccio di ferro su Rfi. Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit), il vicepremier Matteo Salvini, consigliato anche dall'ex-senatore di Denis Verdini (FI), spinge sull'attuale amministratore delegato di Autostrade per l'Italia (Aspi), Roberto Tomasi (ex-WeBuild), principale contractor del ponte sullo Stretto. Per lui Rfi sarebbe una exit strategy.
La posizione di Fratelli d'Italia è portata avanti dai fidati Gianni Letta (ex-FI) e dal faccendiere Luigi Bisignani, che spingono su due nomi: Stefano Siragusa (ex-deputy general manager in Tim) e Luigi Corradi, attuale amministratore delegato di Trenitalia.
Possibile anche una soluzione interna. In corsa ci sono l'amministratore delegato e direttore generale di Mercitalia Logistics, Gianpiero Strisciuglio, (ex-Rfi), ritenuto da alcuni ambienti del centrodestra troppo vicino al Pd; il secondo nome è quello dell'amministratore delegato di Mercitalia Rail, Maria Annunziata Giaconia (ex- responsabile Trasporto regionale Trenitalia), in passato vicina a Lega e M5S. Vediamo se la spuntano le quote rosa promosse dal presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.