La delicata transizione dal motore endotermico a quello elettrico ha determinato un calo di investimenti nel settore automobilistico italiano pari al -25% negli ultimi dieci anni. Ciò ha messo a rischio 500 imprese del settore componentistica e 60.000 posti di lavoro ad esso connessi. Sono alcune delle stime emerse durante il convegno "La rivoluzione dell'automotive", organizzato da Federmanager.
Il presidente nazionale di Federmanager, Stefano Cuzzilla, ha fatto appello al Governo ''per avere un quadro di regole certe, ispirato dai principi di neutralità tecnologica e gradualità della transizione, a conferma della sostenibilità dei futuri investimenti nel settore''. ''Esprimiamo una visione critica rispetto alle decisioni della Comunità europea sugli obiettivi di transizione energetica relativi al settore dell'automotive''.
Questa la replica del ministro per le Imprese ed il Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto al convegno: ''Siamo convinti che bisogna raggiungere obiettivi'' della transizione green ''ma bisogna affrontare la tematica con sano pragmatismo e non con ideologia preconcetta''. ''Per la transizione digitale ed economica servono materie prime''.
Il Governo, prosegue Urso, aspetta il rapporto dell'Unione europea sul tema ''ma noi siamo già in campo'' con un tavolo in materia. ''Non possiamo passare dalla subordinazione e sudditanza dalla Russia per l'energia a quella della Cina per le materie prime e le tecnologie: passeremmo dalla padella alla brace''. E per evitarlo lo ''dobbiamo costruire autonomia strategica''.
Secondo lo studio Federmanager-Aiee (Associazione italiana economisti dell'energia) una virata troppo spinta verso l'auto elettrica non sarebbe assorbita dalla filiera automobilistica italiana. Questo perché essa è caratterizzata principalmente da aziende di piccole dimensioni e poco managerializzate: solo il 39% di esse ha in organico manager in grado di gestire la transizione, mentre la maggior parte sta facendo ricorso a professionisti esterni.