La Procura distrettuale antimafia di Firenze ha notificato nelle scorse ore l'avviso di conclusione indagini a 38 persone. Si tratta del frutto delle inchieste "Calatruria" e "Keu", coordinate dal procuratore aggiunto, Luca Tescaroli, relative ad infiltrazioni della ndrangheta nella gestione dei rifiuti di due importanti filiere produttive dell'economia della Regione Toscana: la concia delle pelli ed il comparto orafo.
In particolare, secondo gli inquirenti i rifiuti "pericolosi" e le "ceneri dei fanghi di depurazione contaminati" venivano "declassificati" e "ceduti a terzi ignari, poi utilizzati come materie prime in terreni agricoli, in fondazioni per attività edilizie residenziali, in ripristini ambientali, in opere infrastrutturali, quali strade ed aeroporti". Le due del comparto conciario ed orafo sarebbero "risultate connesse, in quanto entrambi i flussi dei rifiuti contaminati avevano una medesima destinazione: lo stesso impianto di produzione di materiali inerti. Venduti poi come materie prime".
In particolare l'inchiesta "Keu" (26 indagati e 6 fra società ed enti coinvolti) ha consentito di svelare una "prassi abusiva" che faceva figurare "rifiuti pericolosi" e "ceneri dei fanghi" come se fossero "rifiuti recuperabili", così da consentire "un occultamento dei rifiuti più inquinanti", mentre alcuni materiali del comparto orafo, per esempio, erano "contaminati da arsenico, boro, selenio".