La crisi dell'industria automobilistica italiana ha raggiunto livelli allarmanti, come denunciato dai sindacati durante il corteo dei metalmeccanici tenutosi oggi in Piazza Barberini a Roma. Al centro delle preoccupazioni c'è la situazione critica di Stellantis e il rischio di pesanti ricadute occupazionali.
La transizione verso veicoli sostenibili rappresenta una sfida cruciale per il settore sollevando interrogativi sulla capacità di garantire il passaggio a una mobilità ecologica senza compromettere i posti di lavoro. Sindacati e opposizioni chiedono interventi concreti e investimenti mirati per sostenere il cambiamento e tutelare l’occupazione.
Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, ha evidenziato dati preoccupanti sulla produzione degli ultimi tre mesi: "È un profondo rosso in tutti gli stabilimenti. A Mirafiori la produzione è calata del 70%, a Modena del 76% e a Melfi del 68% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso." Uliano ha esortato il governo a intervenire con responsabilità: "In gioco c’è l'11% del Pil nazionale e il futuro di 1,2 milioni di lavoratori."
Anche Nicola Fratoianni, leader di Alleanza Verdi e Sinistra, ha criticato duramente la gestione di Stellantis e l'inazione del governo nella transizione ecologica. "Stellantis ha ricevuto ingenti fondi pubblici, ma ha delocalizzato le produzioni e non ha investito in ricerca e innovazione," ha dichiarato. Fratoianni ha poi aggiunto: "Il governo non può continuare a schierarsi con i campioni del rinvio. Se non si interviene subito, il rischio è un collasso sociale e occupazionale."
L'appello al governo è chiaro: attuare politiche efficaci per evitare un ulteriore declino industriale e sostenere la transizione ecologica senza sacrificare il lavoro.