Il sistema portuale statunitense è entrato in una fase critica con lo sciopero a tempo indeterminato dei lavoratori dell’International Longshoremen’s Association (Ila), che ha paralizzato 14 dei principali porti lungo le coste orientale e del golfo. Questo stop il primo di tale portata in quasi 50 anni rischia di creare un impatto economico devastante. Gli scambi commerciali legati ai porti interessati dallo sciopero coprono oltre un terzo delle esportazioni e delle importazioni via mare del Paese. Oltre alla sospensione della movimentazione di container si prevede un impatto significativo sul trasporto terrestre, sia su gomma che su rotaia. Mentre i portuali continuano la loro battaglia, l’attenzione si sposta sui porti della costa pacifica degli Stati Uniti dove molte spedizioni potrebbero essere dirottate per evitare lo stallo dell'Atlantico. Tuttavia il rischio è che anche questi porti possano presto affrontare problemi di congestione, aggravando ulteriormente la crisi logistica.
L’amministrazione Biden sebbene sia dotata del potere di imporre un periodo di raffreddamento di 80 giorni per obbligare i lavoratori a riprendere servizio ha dichiarato di non voler intervenire, a meno di sei settimane dalle elezioni presidenziali l'interruzione delle attività economiche con conseguente aumento dei prezzi e carenza di beni, rischia di minare la stabilità del mercato.
Alla radice della protesta vi è il fallimento delle trattative tra il sindacato e l’Us Maritime Alliance (Usmx), quest'ultima rappresenta le compagnie di navigazione e gli operatori dei terminal. Le trattative che durano vanno avanti ormai da mesi non sono riuscite a produrre un accordo sul nuovo contratto nazionale per i 25.000 lavoratori coinvolti, il cui precedente contratto è scaduto lunedì scorso. La controversia si concentra soprattutto su richieste salariali più alte e sulla questione dell’automazione delle operazioni portuali che i lavoratori temono possa minacciare il loro impiego a lungo termine. L’Usmx ha proposto un aumento salariale vicino al 50% insieme al triplicamento dei contributi pensionistici e al potenziamento delle tutele sanitarie. Harold Daggett, presidente di Ila, ha richiesto incrementi ancora maggiori la sua posizione è rafforzata dal fatto che durante la pandemia i profitti delle compagnie di navigazione sono cresciuti in modo esponenziale, mentre gli stipendi dei portuali sono rimasti erosi dall'inflazione.
Le merci più vulnerabili alla crisi includono prodotti alimentari deperibili come banane e cioccolato, materiali industriali come lo stagno, e beni di consumo come abbigliamento e automobili, in particolare quelle provenienti dall’Europa.