La politica dell'Unione europea in materia di transizione energetica nel settore automotive rischia di dimostrarsi velleitaria. Lo hanno riferito oggi, ribadendo la posizione del Governo italiano, i vertici del Centro studi Promotor in occasione del "Festival dell'economia di Trento", che si concluderà il 26 maggio 2024. Insomma, l'Italia ribadisce le "forti perplessità" sulle scelte dell'Unione europea e del Regno Unito.
"A livello globale, quando l'intero parco circolante di auto di Ue e Uk sarà composto solo da auto elettriche, cioè negli anni 50 del secolo, si avrà una riduzione delle emissioni di CO2 del 3,3%. Data questa situazione ci si chiede se valga la pena di imporre ai cittadini, al settore dell'auto e all'economia dell'Unione l'immane sforzo che la transizione all'auto elettrica comporta", dichiara il presidente del Centro studi Promotor, Gian Primo Quagliano.
"Tra le priorità che la nuova governance della Ue dovrà affrontare dopo le imminenti elezioni -aggiunge- dovrebbe esservi anche la transizione energetica nell'auto. Si sono manifestate alcune emergenze a cui occorre dare risposta. La prima è che la quota di immatricolazioni di auto elettriche nell'Unione è in frenata. La seconda deriva dal fatto che la politica della Ue ha aperto la strada ad una forte penetrazione in Europa di auto prodotte in Cina".
Ciò avrà "forti ripercussioni negative -conclude- non tanto sull'industria dell'auto europea, che sta salvaguardando i suoi profitti aumentando i prezzi, quanto sull'occupazione e sull'economia dei Paesi dell'Unione. La terza emergenza sono le crescenti perplessità del pubblico per la versatilità di impiego dell'auto elettrica molto minore di quella delle auto tradizionali".