“Rispetto alle notizie recenti trapelate dalla stampa, oltre che a rimanere perplessi, esprimiamo netta contrarietà rispetto all’ipotesi che il Governo stia lavorando ad un piano per la privatizzazione parziale del Gruppo Fs, con una quotazione del Gruppo in Borsa fino al 40%, paventando un possibile scorporo delle due grandi controllate del gruppo, ovvero Trenitalia e Rete ferroviaria italiana che, in questo caso, resterebbe per intero allo Stato” è quanto dichiarano in una nota Filt Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl ferrovieri, Orsa Trasporti e Fast Confsal.
“Il Governo non può vendere asset fondamentali per fare cassa. La possibile quotazione sul mercato porterebbe alle casse dello Stato un introito di circa 5 miliardi di Euro, una goccia nel mare rispetto ai 2859 miliardi di Euro di debito pubblico stimato dalla Banca d’Italia il mese scorso e che non contribuirebbe in maniera incisiva alla risoluzione degli attuali problemi. L’operazione, oltre che a essere infruttuosa rispetto all’esiguità della cifra che ne deriverebbe, non porterebbe neanche a un miglioramento in termini di performance o di sviluppo del settore, ma, al contrario, c’è il serio rischio di danneggiare una delle poche aziende sane e in utile del Paese, con evidenti ricadute negative in termini di occupazione e, di riflesso, alla circolazione di passeggeri e merci, mettendo in crisi l’intero comparto della mobilità” spiegano i sindacati.
“Ci auguriamo che tale ipotesi non trovi fondamento. In tal senso ci aspettiamo di ricevere quanto prima una smentita da parte delle Istituzioni, diversamente non esiteremo a intraprendere azioni di mobilitazione della categoria, per scongiurare il pericolo di distruggere l’unico campione nazionale dei trasporti del Paese” concludono Filt Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl ferrovieri, Orsa Trasporti e Fast Confsal.