Tante responsabilità, molti rischi per la sicurezza, retribuzioni non adeguate alle ore lavorate, una vita lontano dalla famiglia, sempre in viaggio: è la vita dell'autotrasportatore. Sono alcuni degli aspetti negativi contro cui la categoria degli autisti di bus e pullman punta il dito da anni, chiedendo che qualcosa cambi. Anche perché è una situazione che sta ostacolando il ricambio generazionale.
"Il mio nastro oggi segna 12 ore ma in realtà quelle pagate sono 6,5. E lavoriamo sei giorni alla settimana, non cinque. È pesante ma ci sono anche altri aspetti che molto probabilmente rendono il lavoro poco appetibile per i giovani. Sicuramente la grande responsabilità. Ricordiamoci che trasportiamo persone. E poi lo stipendio, il contratto nazionale si parte da 1200 Euro netti (con tredicesima e quattordicesima), non ci sono stati rinnovi e quindi nessun incremento", è la testimonianza di un autista della compagnia di trasporto Arriva.
Per stimolare il settore tante aziende stanno facilitando l'accesso alla professione. "Quando toccò a me, una decina di anni fa, ricordo che pagai circa 6000 Euro e dovevo seguire un lungo percorso formativo a Bergamo. Oggi non solo Arriva, ma anche altre aziende inserendo giustamente le condizioni nei contratti, ne sopportano direttamente i costi". Se è vero che il tempo è una risorsa preziosa, investire nella formazione può essere davvero una soluzione concreta.