Anita apprezza le iniziative che il ministro Matteo Salvini ha intrapreso da tempo sulla situazione dei valichi alpini per gestire le criticità legate all’imminente chiusura del Monte Bianco, alle ripercussioni che da essa deriveranno soprattutto sui traffici al Frejus, alle limitazioni unilaterali imposte dal Tirolo ed alla circolazione dei mezzi pesanti lungo l’Asse del Brennero.
Una questione molto sentita da Anita, che solo pochi mesi fa aveva organizzato il convegno “Le Alpi al centro delle politiche di trasporto per la competitività dell’economia italiana” proprio per discutere con le istituzioni e gli operatori del trasporto dei delicati equilibri che governano la mobilità delle merci sull’arco alpino.
I recenti eventi del deragliamento del treno al San Gottardo, della chiusura del Traforo del Frejus per la frana nella regione della Maurienne, della annunciata chiusura del Monte Bianco, uniti alle annose restrizioni sul corridoio del Brennero su cui appare ormai improcrastinabile il ricorso alla corte di giustizia europea, dimostrano la fragilità del trasporto internazionale di merci su strada e per ferrovia su tutto l’arco alpino e gli effetti negativi sull’economia e sul territorio che ne derivano.
Anita è l’Associazione di Confindustria che dal 1944 rappresenta le imprese di autotrasporto merci e logistica che operano in Italia e in Europa. È una delle organizzazioni costituenti la Federtrasporto che raggruppa le associazioni di operatori e gestori di infrastrutture del settore trasporti e logistica di Confindustria.
Le proposte del vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte Daniele Valle: “Rinvio della chiusura del Monte Bianco, realizzazione della seconda canna, condivisione degli extraprofitti Sitaf con il territorio, nomina di un commissario straordinario ai trafori del Nord-Ovest”.
"Le conseguenze della frana in Savoia sulla circolazione al Frejus potrebbero essere l’anticipo delle criticità che si presenteranno al momento della chiusura del traforo del Monte Bianco. Criticità che potrebbero ripetersi negli anni a venire, anche perché l’apertura della seconda canna del Frejus non aumenterà la capacità del tunnel. È indispensabile, quindi, il rinvio dell’inizio dei lavori in attesa che il Frejus torni ad essere pienamente operativo ma non basta: occorre che il Governo insista, in seno alla Conferenza intergovernativa, sulla realizzazione della seconda canna anche al Monte Bianco.
Con la chiusura del Bianco, inoltre, i 5000 mezzi stimati in più al Frejus provocheranno un picco di inquinamento, pertanto servirà uno stretto monitoraggio ambientale da parte della Regione Piemonte, senza escludere la possibilità di ricorrere ad un contingentamento dei passaggi.
Ci fa piacere che la Sitaf ostenti tranquillità ma dal momento che la chiusura del traforo valdostano genererà nelle casse della società un extraprofitto, slegato da qualsivoglia investimento, ci attendiamo che tali extraprofitti vengano condivisi con il territorio, a partire dalle unioni dei Comuni e dalla Città metropolitana di Torino.
Si tratta di una sfida importante per il territorio valsusino e per tutta la nostra regione: chiedo al Presidente Cirio di sostenere i Comuni della valle di Susa e di difendere gli interessi dei nostri territori a Roma come con la Valle d’Aosta, valutando anche l’ipotesi di proporre al Governo la nomina di un commissario straordinario per i trafori del Nord Ovest, tenendo conto che, oltre al Monte Bianco e al Frejus, restano le problematiche del valico del Tenda bis, la cui riapertura è slittata ancora all’estate del 2024 ma con una sola galleria a senso unico alternato.
Il Nord Ovest ha bisogno di infrastrutture moderne, non possiamo certo accontentarci di tunnel ad una sola canna e di periodici interventi di rattoppo sulle nostre autostrade. Senza un disegno complessivo e senza scelte coraggiose, rischiamo di compromettere il nostro futuro".
Il consigliere regionale Alberto Avetta (PD) e vicepresidente commissione Trasporti ha presentato un’interrogazione.
"Nella situazione caotica che il canavese sta vivendo a causa dei problemi al Frejus e dell’imminente-salvo rinvii-chiusura del traforo del Monte Bianco, si aggiunge un’ulteriore preoccupazione: quella della frana che da anni minaccia l’abitato di Quincinetto, l’autostrada A5 Torino-Aosta, la linea ferroviaria e la zona compresa tra Baio Dora a Pont Saint Martin. La frana oggi è attentamente monitorata da un sistema di sensori il cui allarme in alcune circostanze ha comportato la chiusura in via precauzionale dell’autostrada. È evidente che in questo contesto diventa ancora più urgente la messa in sicurezza della frana di Quincinetto, per evitare che cadute di massi o smottamenti più significativi impongano chiusure più o meno drastiche e prolungate, interrompendo i trasporti tra la Valle d’Aosta, il canavese e il torinese, con i conseguenti gravi danni di natura economica e sociale. Uno scenario che sarebbe drammatico se si aggiungesse al caos di questi giorni. E lo sarebbe non solo per Aosta, che risulterebbe completamente isolata con il traforo del Monte Bianco chiuso e la Aosta-Torino bloccata, ma per tutti i Comuni interessati. Per questo ho presentato un’Interrogazione per sapere quando saranno avviati i lavori di messa in sicurezza della frana” .
Sull'argomento vedi anche la notizia pubblicata da Mobilita.news.