Il ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) ha posto la riforma delle dogane tra le priorità da affrontare alla ripresa dei lavori in Parlamento dopo l'estate. L'obiettivo è infatti quello di aggiornare la normativa nazionale che risale al 1973, ritenuta poco compatibile con l’esplosione, avvenuta negli ultimi anni, dei traffici commerciali internazionali e dell’e-commerce. Entro i primi giorni di settembre è attesa la prima bozza di riforma che prevede: il potenziamento e l’ottimizzazione dello Sportello unico doganale e dei controlli.
"Le dogane hanno smesso da tempo di essere una sbarra alla frontiera, che serve ad imporre il pagamento dei dazi, per diventare un filtro di qualità per i prodotti importati in Europa e che finiscono sulle tavole dei consumatori. L’obiettivo è tenere il passo con l’evoluzione non solo del mercato, ma anche della normativa comunitaria", spiega Sara Armella, nominata dal ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) tra i membri del comitato tecnico per l’attuazione della riforma.
Oggi le merci possono circolare liberamente in qualsiasi porto europeo e "questo ha portato nel tempo ad una crescente concorrenza tra gli scali dell’area. Trieste ha fatto enormi progressi di efficienza, ma ci sono ancora margini per valorizzare le sue potenzialità". Per esempio, intervenendo sull’ordinamento nazionale che "prevede mediamente sanzioni fino a sette volte il valore dei beni importati in maniera irregolare, senza rilevare i meri errori formali. Questo spinge tanti operatori a scegliere altri porti comunitari".