È scontro durissimo tra il Governo Meloni e l'opposizione. A far divampare l'incendio questa volta è la volontà dell'Esecutivo di togliere il tetto agli stipendi (fissato ad oggi a quota 240.000 Euro) per i manager e gli amministratori della società Stretto di Messina, concessionaria per la realizzazione dell'infrastruttura che collegherà in futuro la Calabria e la Sicilia, guidata dall'amministratore delegato Pietro Ciucci.
"Un insulto agli italiani. Un mese fa Ciucci mi rispondeva che per i cinque consiglieri c'erano 125.000 Euro, 25.000 Euro annui. Mi ero quasi commosso da tanta sobrietà. Adesso la lobby di Salvini la trasforma in una mangiatoia di Stato", incalza Angelo Bonelli (Verdi). Sulla stessa linea il Movimento 5 Stelle che parla di "uno scandalo", mentre Italia Viva ed Alleanza Verdi Sinistra li definiscono "favori ai soliti noti".
Gli fa eco il segretario del Partito democratico Elly Schlein, ricordando lo scontro sul salario minimo: sono "Indecenti. Per il Governo i salari non si fanno per legge. Eppure fanno leggi per togliere il tetto ai salari sopra 240.000 Euro, mentre affossano il tetto che chiediamo per non scendere sotto i 9 Euro l'ora".
Il tetto agli stipendi è previsto per tutte le società pubbliche. Lo stesso dovrebbe valere quindi per la concessionaria Stretto di Messina, oggi controllata da Anas in attesa che il ministero dell'Economia e delle finanze (Mef) e quello delle Infrastrutture e dei trasporti ne acquisiscano il 51% entro la fine dell'anno. Il tetto agli stipendi potrebbe essere levato oggi mediante il decreto "Omnibus" che sarà in discussione nella riunione odierna del consiglio dei ministri.