Il settore nautico e marittimo è un fiore all'occhiello dell'Italia. Per tutelare e rilanciare i porti italiani di fronte alle sfide ed alle minacce contro questo vitale comparto dell'economia nazionale -provenienti dal maggiore protagonismo degli scali spagnoli e di quelli situati nel mare del Nord meridionale- occorre rinsaldare i rapporti tra gli investitori privati e le autorità portuali, per compensare il divario tecnologico le connessioni infrastrutturali carenti con il retroterra.
In Italia è necessario rinforzare ulteriormente i rapporti industriali e finanziari che legano gli investitori privati agli scali. Connessione che dovrebbe essere rinsaldato da una ulteriore riforma delle Autorità portuali, ma soprattutto dal nuovo regolamento per il rilascio delle concessioni portuali, che il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) invierà in settimana a Bruxelles, contando di solleticare un pronto via libera sui fondi del Pnrr destinati al settore marittimo: il riordino riguardano in particolare i meccanismi di assegnazione delle aree per la movimentazione merci.
Le nuove linee-guida del Governo Meloni introducono criteri più chiari: si richiede ai terminalisti di rendere espliciti gli investimenti ed i ricavi attesi, oltre che il contributo all'occupazione ed alla sostenibilità dei porti. Tutti questi fattori dovranno essere presenti nel piano economico-finanziario che verrà sottoposto al vaglio dell'Autorità di sistema portuale, che selezionerà l'offerta migliore. Il tutto vigilato dall'Autorità di regolazione dei trasporti (Art): cosa su cui alcuni storcono il naso per via di potenziali conflitti tra autorità portuali ed Art.