Mario Mattioli, presidente della Federazione del mare e di Confitarma, è intervenuto ieri alla tavola rotonda, “Album di cluster”, organizzata nell’ambito dell’evento “Portualità Italia a servizio del Paese. Assiterminal a confronto con il cluster marittimo nazionale”, svoltosi presso la sede della Federazione del mare a Roma.
Moderati dalla giornalista Morena Pivetti hanno partecipato anche Marcello Di Caterina, direttore generale Alis, Rodolfo Giampieri, presidente Assoporti, Pasquale Lorusso, vicepresidente Confindustria, Giuseppe Mele, direttore generale Confetra, Luigi Merlo, presidente Federlogistica, e l’ammiraglio Ispettore capo Nicola Carlone, comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto.
Il presidente Mattioli, nel ribadire che la transizione energetica è una sfida che diventa ogni giorno più pressante ed ormai ineludibile, ha affermato che il porto del futuro deve guardare a ciò “che gli sta intorno e non solo al suo al suo interno. I porti non devono essere visti solo come luoghi ove le navi arrivano e partono e ove vengono caricate e scaricate le merci ma come vere e proprie comunità energetiche”.
“Tutto il cluster marittimo italiano si sta attivando per realizzare il rinnovamento energetico guardando anche al futuro ed alle conseguenze sul mondo del lavoro in termini sia di criticità e che di opportunità”. “Parlando di combustibili alternativi generalmente ci si focalizza sul trasporto marittimo perché di fatto lo shipping è il settore trainante di tutta l’economia del mare e quello che può dare il contributo più importante per la decarbonizzazione con notevoli investimenti in nuove navi in grado di utilizzare combustibili alternativi”.
“Il paradosso è –ha evidenziato– che nonostante oggi le emissioni prodotte dalle navi rappresentino il 2% di quelle globali e il trasporto marittimo sia la modalità di trasporto più sostenibile in considerazione del fatto che via mare viaggia il 90% delle merci a livello globale, il settore è chiamato a perseguire obiettivi di decarbonizzazione sempre più ambiziosi, fissati a livello mondiale dall’Imo e dall’Unione europea con il pacchetto FitFor55. Obiettivi spesso non coincidenti in termini di criteri e tempistiche”. Piccolo particolare, oggi non sono ancora disponibili tecnologie green alternative e competitive in grado di abbattere le emissioni ai livelli richiesti. “Senza contare che, a livello europeo lo shipping inizierà a pagare la carbon tax a partire dal 2025 mentre altri settori del trasporto responsabili di emettere oltre sei volte di più inizieranno a pagare dal 2028".
“Per poter rispondere agli ambiziosi obiettivi posti dall’Imo e dall’Ue” ‐ha aggiunto– è indispensabile destinare grandi risorse nella ricerca, garantendo la sinergia tra il mondo delle imprese e le istituzioni. “C’è molto da fare ed è necessario in tal senso che le scelte siano globali e che il settore venga accompagnato, perché da solo non può affrontare gli ingenti investimenti richiesti. Occorre assicurare la cooperazione tra mondo della ricerca, imprese ed istituzioni”.
Mattioli si è poi soffermato sulla tematica della scarsa percezione dell’importanza della blue economy, “nonostante l’Italia sia un Paese immerso nel mare, manca la consapevolezza dell’esistenza di un Sistema marittimo”.
“Probabilmente ‐ha aggiunto‐ il problema è che, a fronte di un’ampia rappresentanza del settore e di tutti i suoi comparti, vi è una scarsa rappresentatività. Ecco perché la Federazione del mare, che sin dalla sua istituzione rappresenta l’intero cluster marittimo in modo inclusivo, dai trasporti marittimi, ai cantieri, alla pesca, alla nautica agli agenti e piloti, fino alla formazione ed al diritto marittimo, continua ad espandere la sua compagine anche a comparti come l’energia”.
“Ma ben sapendo che questo non basta –ha proseguito– abbiamo deciso di modificare lo statuto della Federazione del mare che da giugno, con una nuova governance di tipo associativo, sarà un soggetto attivo nell’ambito della blue economy e non più solo partecipativo”.
“Di fatto per dare un’effettiva rappresentatività al cluster marittimo abbiamo tutte le possibilità per metterci insieme e fare fronte comune, non solo verso le Istituzioni italiane, ma anche a Londra ed a Bruxelles”.
“La domanda è ‐ha concluso- perché non lo facciamo?” e poi ha pubblicamente invitato Federlogistica, rappresentata dal suo presidente Luigi Merlo, a aderire alla Federazione del mare.