L'industria nautica italiana non è indenne dalle criticità che affliggono le catene di approvvigionamento a livello globale, ma le novità presentate dai principali cantieri del Belpaese offrono continui stimoli agli investitori internazionali, che continuano a guardare all'Italia come ad un'opportunità senza confronti. Ciò conferma quanto emerso nei giorni scorsi a Milano durante un evento dedicato organizzato da Confindustria Nautica e Deloitte.
"L’anno scorso il 48% dei contratti firmati è stato con persone che non avevano mai avuto barche da più di 30 piedi, mentre nel 2019 questo valore non era superiore al 25%". In Italia però "mancano le infrastrutture per poter crescere ancora di più" nella nautica, ciò nonostante "l’outlook per noi è roseo", ha sottolineato Stefano de Vivo, Chief Commercial Officer di Ferretti Group.
Gli ha fatto eco Carla Demaria, Executive Director di Sanlorenzo ed amministratore delegato del marchio Bluegame: "La sostenibilità ha il vantaggio che sta avvicinando soprattutto i giovani alla nautica soprattutto nell'Asia Pacifico. L'età media degli armatori committenti è scesa da 57 a 48 anni in un biennio. Clienti più giovani vuol dire che compreranno almeno una barca in più". Altro trend interessante è l’utilizzo della barca "passato da 60 a 120 giorni in media per gli yacht" dopo il covid.
Per l'Italia, insomma ci sono ancora grandi possibilità di penetrare vari mercati della nautica. Durante il convegno organizzato da Confindustria Nautica e Deloitte sono stati illustrati dati interessanti sulla tendenza evolutiva degli armatori di super yacht, direttamente dalla voce dei maggiori costruttori italiani di navi da diporto.