L'Unione europea ha deciso di far entrare lo stop a motori benzina e diesel entro il 2035, ma ciò comporta gravi conseguenze sia dal punto di vista economico che da quello strategico. Secondo le stime, in Italia sarebbero a rischio oltre 120 mila posti di lavoro legati all'industria automobilistica, a cui si dovrebbe aggiungere l'intero indotto. La situazione sarebbe ancora più grave se teniamo conto dei danni economici che la sostituzione dei motori comporterebbe per le aziende italiane e che andrebbero ad aggiungersi ai danni già subiti dal mercato auto a causa del Covid-19. Ma ciò che ancora più preoccupante è il fatto che, con la sostituzione dei motori, l'intera produzione di questi sarebbe nelle mani della Cina, un avversario geopolitico ed economico che ha dimostrato più volte, nell'arco di questi anni, di non essere affidabile. In piena emergenza Covid-19 abbiamo visto come, in assenza di mascherine, apparecchiature medicali o altri equipaggiamenti, l'Europa si sia trovata in difficoltà proprio a causa della dipendenza produttiva nei confronti della Cina.
A tal proposito il senatore della Lega Marco Dreosto, segretario della commissione Affari esteri e Difesa di Palazzo Madama, lancia un appello ai governi europei affinché si possa bloccare l'errore strategico di appaltare la produzione di motori alla Cina. Un'azione che sarebbe necessaria sia per difendere la nostra industria dell'automobile e l'intero indotto, sia per una questione strategica e geopolitica.