Se si vuole promuovere l'auto elettrica in Italia occorre anzitutto potenziare le infrastrutture di ricarica, sia quelle pubbliche che quelle private. È risaputo. Ma sul fronte dei caricatori domestici c'è chi punta il dito contro il "silenzio istituzionale" sui fondi stanziati dal ministro delle Imprese e del made in Italy (Mimit), guidato da Adolfo Urso, e mai spesi fino ad oggi.
"Cosa è successo a questi fondi che di fatto tra l'altro rappresentano una minima parte di quelli stanziati per la smart mobility? Possibile che siano rimasti incagliati perché mancano i decreti direttoriali del ministero dello Sviluppo economico che individuino le disposizioni procedurali per l'erogazione dei benefici?", chiede Alberto Stecca, amministratore delegato della società Silla industries, azienda specializzata in caricatori per veicoli elettrici.
"È fondamentale -aggiunge- che i decreti vengano emanati, se vogliamo che l'infrastruttura di ricarica in Italia cresca finalmente, colmando il gap che abbiamo con il resto d'Europa". Sono "fondi essenziali" se si leggendo le stime di Acea (European Automobile Manufacturers' Association) che "prevedono nelle case europee quasi 21 milioni di colonnine per raggiungere gli obiettivi 'Fit for 55' entro il 2030".
"Ci apriamo -conclude Stecca- molto volentieri ad un incontro con il ministro Urso per capire come sbloccare una situazione apparentemente inspiegabile: per noi e per tutti quanti in Italia producono, distribuiscono e vendono colonnine per la ricarica domestica e per il numero sempre più alto di automobilisti che in questi anni hanno scelto di passare ad un'auto ibrida o elettrica". "Oltre agli 8,7 miliardi del fondo Draghi ci sono fondi per 14 miliardi Di Euro tra risorse nazionali, Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, NdR) e Ipcei (Importanti progetti di interesse Comune europeo, NdR) fino al2030".