In occasione dell’audizione presso la X Commissione della Camera dei deputati, il presidente Unem (Unione energie per la mobilità) Claudio Spinaci ha anzitutto ribadito la totale trasparenza del settore nel trasferire al consumo l’aumento delle accise sui carburanti scattato dal primo gennaio, aumento risultato peraltro inferiore di 1-2 centesimi rispetto ai 18,3 centesimi €/litro attesi, come confermato dagli enti amministrativi che vigilano sui prezzi, a partire dal Mase (ministero Ambiente sicurezza energetica). Ciò ha riguardato sia la rete ordinaria che quella autostradale, a dimostrazione che, nonostante le molte inefficienze, il mercato italiano si presenta fortemente concorrenziale, con prezzi industriali (al netto delle tasse) decisamente al di sotto della media Ue, e tra i più bassi d’Europa (sulla benzina siamo al 19esimo posto, sul gasolio al 23esimo), a fronte di un livello di accisa che è tra i più alti d’Europa sia sulla benzina che sul gasolio.
Nel corso dell’audizione ha quindi sottolineato come la trasparenza sia già ampiamente assicurata nel nostro mercato grazie ad efficaci strumenti di informazione e pubblicizzazione dei prezzi (comunicazione del prezzo praticato alla piattaforma OsservaPrezzi; obbligo di pubblicizzare presso il pv i prezzi effettivamente praticati in modo visibile; rilevazione settimanale del “prezzo Italia” da parte del Mase). Alla luce di ciò, esporre un prezzo medio regionale risulta superfluo se non addirittura controproducente.
La diffusione giornaliera, e soprattutto la pubblicazione, di un prezzo medio regionale, potrebbe agevolare un allineamento verso l’alto dei prezzi praticati presso gli impianti, con l’avvicinamento dei prezzi più bassi al prezzo di riferimento e nessun effetto su quelli più alti, essendo nella stragrande maggioranza dei casi più alti a causa di maggiori costi specifici del punto vendita incomprimibili. Il rischio è vanificare gli sforzi che negli ultimi decenni hanno portato ad un mercato diversificato ed ampiamente concorrenziale.
Vale ricordare che a partire dal 1994, con la liberalizzazione dei prezzi dei carburanti, l’Autorità antitrust è intervenuta più volte per promuovere l’eliminazione della pubblicizzazione di qualsiasi prezzo di riferimento (listini, prezzi consigliati, differenziali geografici), considerato dalla stessa Autorità "uno scambio di informazioni utili al raggiungimento di un parallelismo dei prezzi".
Quanto alle modalità di attuazione di tale misura, emergono significative criticità in termini di tempi di realizzazione dal momento che l’esposizione visibile su strada della cartellonistica deve essere approvata dall’ente proprietario della strada e che l’adeguamento presso gli impianti, tra progettazione, autorizzazione, produzione, distribuzione ed installazione su tutta la rete richiederebbe non meno di 12/18 mesi rispetto all’attuale previsione di 15 giorni dall’emanazione del decreto attuativo.
Si valuta infine un costo medio che va da 3000 a 20.000 Euro per impianto, a seconda della tipologia di punto vendita e di cartello (cartaceo, digitale, retro illuminato).
In conclusione, si ritiene che:
il settore è già monitorato e presenta un elevato grado di trasparenza e di possibilità di informazione per il consumatore;
gli interventi proposti rischiano addirittura di essere controproducenti e non in linea con i principi che hanno guidato i precedenti interventi normativi, compromettendo la concorrenza che oggi caratterizza il settore e che rende i prezzi industriali (al netto delle imposte) italiani tra i più bassi d’Europa nonostante l’inefficienza complessiva della rete;
i tempi necessari alla realizzazione della nuova cartellonistica sono non congruenti con gli obiettivi immediati della misura, salvo il ricorso alla pubblicizzazione presso il punto vendita di strumenti digitali per la consultazione di tali dati direttamente sull’App di Osservaprezzi del Mimit;
i costi di attuazione, sia in fase realizzativa che di controllo, sono molto elevati.
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