Moriva 20 anni fa Giovanni Agnelli: era infatti il 24 gennaio 2003 e non aveva ancora compiuto 82 anni. Il funerale in diretta su Rai 1 si svolse nel Duomo di Torino, seguito da un'enorme folla. Lo chiamavano Gianni per distinguerlo dal nonno fondatore della Fiat o l'avvocato che traghettava la Juventus da un trofeo all'altro. Per oltre 50 anni è stato alla guida della casa automobilistica italiana, incarnando l'immagine dell'industria del Belpaese.
È stato anche il principale ambasciatore del Made in Italy nel mondo, seguendo una "politica estera" che spesso ha anticipato quella istituzionale, come quando nel 1966 aprì una fabbrica di auto a Togliattigrad in Unione sovietica, o quando nel 1976 permise l'ingresso di capitali libici nel gruppo torinese. Attento osservatore della politica nazionale ed internazionale dal 1991 al 2003 fu senatore a vita.
Quando si parla di Agnelli non si può non pensare anche alla Juventus ed alla Ferrari. Imprenditore di successo, icona di stile ed eleganza, tanto da far diventare di moda il celebre orologio portato sopra il polsino della camicia, affascinante, amato dalle donne. Fu tutto questo ed anche di più. Una vita fu piena di successi e di dolori: come il suicidio del figlio Edoardo e la morte del nipote Giovannino, che era presidente di Piaggio e suo naturale successore.
Nato a Torino il 12 marzo 1921, orfano di padre a 15 anni, Gianni Agnelli trascorre la giovinezza sotto l'ombra della figura imponente del nonno. Iniziò a guidare l’azienda di famiglia Fiat a partire dal lontano 1966. Non è un caso che nel 1974 sia diventato presidente di Confindustria, incarico mantenuto per altri due anni. Con l'obiettivo di internazionalizzazione il marchio automobilistico nel 2000 promosse l’accordo con gli americani di General Motors, per una maggiore espansione del marchio.