L'America Latina sta attirando i primi investimenti per la produzione di carburante sostenibile per l'aviazione. Questo grazie alla presenza di grandi volumi di materie prime: residui forestali, olio di palma, canna da zucchero, rifiuti urbani. Per coprire il fabbisogno di propellente le aziende del settore stanno perlustrando i mercati emergenti per consentire alle aerolinee di raggiungere i loro obiettivi sulle emissioni di gas nocivi.
Sono tanti i progetti ai nastri di partenza. Soprattutto in Brasile, che è oggi il secondo produttore mondiale di biocarburanti. La compagnia petrolifera statale Petrobras ha fatto sapere che produrrà ecodiesel e Saf a partire dal 2028; l'azienda Raizen trasformerà etanolo in Saf per il costruttore di aerei Embraer; Vibra Energia e Brasil BioFuels riutilizzeranno olio di palma per alimentare i velivoli nel 2025.
La multinazionale americana Honeywell già supporta economicamente aziende latino-americane che trasformano oli e grassi vegetali in Sustainable Aviation Fuel (Saf). A tal proposito investirà, insieme al produttore brasiliano di biodiesel Ecb Group, fino ad un miliardo di dollari per costruire in Paraguay uno stabilimento di biocarburante che dovrebbe essere operativo nel 2025.
Sarebbe una vera e propria svolta. Infatti, oggi la maggior parte del Sustainable Aviation Fuel viene prodotto negli Stati Uniti, in Europa ed a Singapore. Ora però l'America Latina sta emergendo come una regione ricca di opportunità, ma questi primi investimenti ravvivano anche il dibattito sull'impatto ambientale dell'olio di palma e sullo sfruttamento lavorativo.